martedì 10 aprile 2012

Nove libretti (2004-2007)


Narrativa breve La stupenda avventura di Luis Tenér, L’anarchia e la felicità, La corda, La memoria del fratello, La macchia, Un funerale, Cinque, Maria, Campo di notte, Calabria, La memoria, La Città del Poeta, Aquì, marinero!, Il segreto, Fretta di festa. Saggi Gli Alberi di Shakespeare, Giochi di ColeridgeLe Due Sorelle, Una modesta proposta, L’autore inesistente, La lettera antica. Teatro e Musica I Nemici della Città, La lettera di Matteo, Gaetano il tamburino, Raffaele canta, 48 Testi folk. Contiene: Un’ora nel castello di Amantea, Gabriella, Lettera a Niccolò Tarsia di Pasquale Furgiuele (1830-1856)

2 commenti:

  1. Mi permetto, autorizzato dalla signora De Lorenzo, di postare questo testo che la stessa ebbe modo di scrivere dopo aver ricevuto il “pacchetto” dei miei nove libretti. Tra pensieri d'amicizia e alte citazioni, nelle sue riflessioni è possibile trovare con particolare chiarezza e profondità le ragioni che generano i mondi di cui scrivo. Suddivido il commento in due poché ogni commento non può superare i 4.096 caratteri.

    “All’amico Felice.

    Mi sono chiesta spesso se quel tuo sorrisetto fosse beffardo, birichino, ironico, beato, sornione, impertinente, straniato, critico...
    Oggi mi è chiaro: è l’espressione di una personalità poliedrica, propria di chi guarda il mondo con occhi intelligenti e nello stesso tempo puliti, di chi riesce a mantenere la mente distaccata quel tanto da non essere emotivamente coinvolto nell’apparenza dell’essere.
    Ti ringrazio dei libretti che mi hai donato, perché attraverso l’intrigante lettura dei tuoi scritti ho potuto annullare il punto interrogativo che mi si disegnava alla tua presenza.
    Ecco allora l’amico con il suo atteggiamento riservato, ma nello stesso tempo partecipe della realtà che lo circonda.
    Mi compiaccio del tuo sguardo filantropico e filocosmico, che è rivolto spesso verso il mistero delle cose e talvolta anche verso l’altrove religioso: sono sentimenti genuini, impregnati di un variegato bagaglio di letture e studi.
    Tu hai umanamente messo in pratica il “quaero ut invenias” di Sant’Agostino, riscoprendo il significato della felicità nella presa di coscienza delle propria libertà.
    “Anarchia e felicità” diventa così per te l’endiade sostanziale di chi possiede il coraggio e la speranza nel futuro. Apprezzabilissima tesi, anche se io sostengo, in base al mio pensiero, che la felicità debba essere sostanziata dalla dimensione teologica.
    Il bisogno innato di ordine e di giustizia ti spinge a trovare unità attraverso la diversità sia nell’ambito letterario, rischiando talvolta di usare artificio e ostinazione nelle ricerca del punto comune, sia nell’ambito sociopolitico, allorquando aspiri al superamento delle barriere culturali e demagogiche, le cui cause riscopri nelle “approssimazioni dei modi di coloro che governano la cosa pubblica”, dove, appropriandomi ancora delle tue espressioni, “ogni più piccolo evento locale non è altro che un cancelletto che si apre su quel grande giardino che è il mondo intero”.
    Vive dentro di te “il fanciullino” e perciò molti protagonisti dei tuoi racconti sono adolescenti trepidanti.
    Mi piacerebbe analizzare ogni tuo scritto ed esprimere un giudizio, anche se non sempre ampiamente positivo (es. “Tre giovanissimi racconti”), ma mi soffermo sui testi in cui manifesto è il bisogno di impossessarsi della vita.
    In essi si avverte il fremito dell’artista, portato ad intus-legere nella realtà mentre insegue la strada dell’universalità. Nell’ottica immanente porti avanti una visione dell’arte dal sapore schellinghiano.
    In “La memoria del fratello” il tatto è la manifestazione esteriore del bisogno di impossessarsi delle cose, mentre la lettura è un cammino dalla materialità delle parole al loro significato pregnante di umanità e dunque di universalità. pertanto la metafora diviene, come per tutti gli artisti, tuo strumento naturale.
    Molto interessante il passo in cui fai vedere al fratello Gerdrand il libro al contrario: è la metafora dell’essere che facciamo nostra perché riguarda il vissuto di tutto.
    E’ per questo che nella chiusa dello stesso racconto si respira l’eco del finale dei Sepolcri di Foscolo, della memoria che “vince mille secoli di silenzio”.
    Nel testo “La macchia”, invece, il racconto orale del vecchio produce un riverbero nell’animo di chi ascolta tale da fare riecheggiare le misteriose avventure nell’ambiente naturale, così come “Il navigante / che veleggiò quel mar sotto l’Eubea, / vedea per l’ampia oscurità scintille / balenar d’elmi e di cozzanti brandi, ...” (Dei Sepolcri, vv. 201 e segg.).
    (segue al commento successivo)

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  2. (segue dal commento precedente)
    Nei “Cinque racconti di primo Ottocento” ti nascondi dietro i personaggi: “Con avidità apriva gli occhi dell’anima, si concedeva allo sperdimento e molti racconti davvero li vedeva svolgersi ad uno ad uno. Il cuore così si beava e un lieve sorriso lo accompagnava per qualche momento” (p. 47).
    Infine il mio giudizio sul più intrigante dei tuoi scritti, “L’autore inesistente”.
    Di piacevole lettura perché arguto e singolare, lo definirei un gioiello di divertissement letterario.
    Ben strutturato e coeso nei termini e nella scelta degli esempi, è un tracciato degli artisti che decidono di presentare al mondo la loro ricerca.
    Sei riuscito mirabilmente a fare di un saggio letterario una dissertazione politica, uno strumento della tua ideologia.
    Rileggo questo testo alla fine ed ecco che si delinea chiaramente il profilo di quel polimorfe Felice, che con lucidità conoscitiva e critica si ritiene “uno e centomila”. Il nessuno pirandelliano non esiste perché, “Ffelice”, sei sorretto dalla convinzione dell’organicità della realtà tanto da divenire militante della tua ideologia attraverso una molteplicità di forme espressive.
    La polipseudonimia è pertanto la più bella espressione del tuo spirito anarchico.
    Io, che anarchica non sono, mi sento tanto vicina a chi con spirito di solidarietà desidera utopisticamente l’avvento di una società pulita.
    Con stima
    Rosellina De Lorenzo”

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