sabato 31 dicembre 2011

ITALO - Il re degli Enotri

I racconti contengono molte magie. Possono ringiovanire le persone, ma anche farle diventare vecchie prima del tempo; possono risvegliare nell’ascoltatore pensieri che ne cambiano la vita, possono concedere la vista al cieco disvelandogli mondi impensati. Così potente è la loro magia. Ma devi anche sapere che ogni storia è una rivelazione che l’ascoltatore comprende solo in parte; le storie dialogano invece a loro piacimento e con pienezza di risultati con le parti più profonde e ignote di noi, e ciò accade senza che noi possiamo in alcun modo esserne consapevoli. Esse attraversano liberamente la nostra mente e si depositano nei recessi dove risiedono le volontà più antiche; e da quei luoghi guidano ogni cosa, ogni volere, senza chiedere alcun permesso. E questo accade sia nel tempo del loro svolgimento che nelle stagioni successive, per questo si dice che i racconti non hanno misura.

3 commenti:

  1. Ho utilizzato anche mia figlia Caterina come ultima correttrice di bozze, dopo aver utilizzato prima mia moglie e in seguito anche una gentile amica, la prof. Ivana Vogliotti; mia moglie Pina ha letto il libro quando ancora conteneva alcuni capitoli poi tolti, mentre Ivana mi ha consigliato di fare una specie di presentazione che contenesse i motivi per cui scrivo, idea semplice e geniale allo stesso tempo che ha portato alla scrittura di quella pagina e mezza che presenta il libro e che tipograficamente è molto efficace. Anche il mio amico Fabrizio Rasori ha avuto un ruolo importante; ha letto il libro dopo Pina e mi ha consigliato (è un editore) di eliminare alcune parti troppo descrittive, cosa che ho fatto e che ha reso il libro più agile e scorrevole; ho eliminato un paio di interi capitoli e molte descrizioni di paesaggi naturali che potevano anche essere belli ma certo non erano strettamente necessari allo svolgimento dell’intreccio. Il collega e amico Franco Pedatella ha anche letto ampi stralci, come anche il collega e libraio Gianfranco della libreria Il caffé di Amantea; entrambi hanno avuto la gentilezza di regalarmi qualche ora tra i loro impegni e dei commenti che hanno contribuito a farmi un’idea meno solipsistica del lavoro. Grazie a tutti.
    Caterina, tra di essi, a lettura completata ha avuto la gentilezza di scrivere un biglietto che, col suo permesso, riporto di seguito nella consapevolezza che esso, insieme alle tipiche affettuosità verso il genitore, riporta considerazioni utili da un punto di vista dell’analisi critica. Dunque, scrive Caterina:

    “Di ITALO ne abbiamo parlato tanto, ma non pensavo che dopo averlo letto mi sarebbero uscite delle lacrime! :)
    PAPA’ questo libro è stato veramente bello! Una storia che prende il lettore e gli fa vedere i personaggi come se fossero reali :) che ti fa vedere posti che vorresti visitare :). E ti vien voglia di avere o di incontrare una persona con il carattere, il coraggio, la fermezza, la tranquillità e la bellezza dei gesti o estetica dei personaggi, di ogni personaggio del libro :) (a parte Heriam!!).
    E’ stata veramente una bella lettura... COMPLIMENTI :)
    Piacevole, interessante e in certi punti commovente (la descrizione della figlia :) la descrizione della scena in cui ha incontrato “la donna con la quale ebbe quattro figli e la cura delle sue notti” e ovviamente la fine, il saluto a un grande Re). Nella descrizione di Italo Uomo Maturo ho rivisto te!
    Grazie per la lettura :) Auguri! - Amantea 1995-2011
    Buona correzione :))
    Baci, tua figlia Caterina”

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  2. Vittorio De Luca di Lago è un appassionato di storia e lingue antiche, amatore. E’ un tipo di studioso che amo molto, le sue teorie sulla ubicazione di Temesa, sul passaggio di Annibale in Calabria, sulla etimologie di una enorme quantità di parole, sui movimenti migratori nel Mediterraneo e altro ancora hanno catturato la mia attenzione ed hanno contribuito a creare in me quell’approccio mitologico agli eventi che a così piene mani ho profuso in Italo. Prima ancora di aver avuto in mano la versione finale del mio volume, nelle conversazioni che facevamo sui fatti in esso narrati Vittorio venne attratto dalla figura di Upsanna, la “donna di rara bellezza” che compare per la prima volta nel capitolo XXV. Colpito dalla descrizione di questa figura, e credo anche dall’etimo, nel mese di Giugno del 2008 scrisse ciò che segue.


    Passione antica

    Non Ibico di Reggio
    sempr’ardente d’amore
    potrà dirti
    delle tue mele sidonie

    Né Nòsside Locrese
    o Saffo di Mitilene
    coi petti squassati
    sapranno intonarti
    canti d’amore
    sulle tue labbra rosate

    Bella è la Valle di Tempe
    col suo argenteo Penèo
    dove il figlio di Leto
    spande carmi soavi
    per giungermi al cuore

    Nessuno, neanche
    l’intera Elicòna
    e l’olimpo celeste
    coi dodici dei
    è più fecondo di me

    Tu guarda il mio viso
    e rivolgi i tuoi sguardi
    intrecciandoli ai miei...
    Soltando i miei occhi
    potran dire di te,
    Calliste Upsanna,
    più bella e più dolce
    di Ebe fiorita.

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  3. Grazie, Miriam; per la lettura e per questa recensione.


    Scrivo subito che il libro mi è piaciuto.
    Intanto perchè mi piace pensare che la creazione di un popolo riunito sotto un unico nome non sia solo l’esito di cruenti battaglie, ma anche di una visione, di un destino. La suggestione di una profezia o di un disegno metafisico mitiga la bruttura del sangue sparso da conquiste violente.
    I personaggi sono ben caratterizzati e le ambientazioni ben descritte.
    La narrazione riesce a catturare il lettore e a portarlo nello spazio e nel tempo delle vicende. La memoria della varietà della nostra discendenza per razze e culture è qualcosa che fa sentire subito più ricchi.
    Il nome scelto per la Musa ispiratrice e protettrice di Italo, “Verità”, richiama la parola libertà.
    Difatti il protagonista della storia si rapporta ad amici e nemici a viso aperto e in modo autentico esponendo e ascoltando ragioni e biasimando i truffatori. La verità delle sue convinzioni conduce all’unione intorno a un ideale condiviso e alla libertà di scelta.
    Italo rinuncia alla gloria fine a se stessa e ai privilegi cui essa conduce per realizzare un sogno e una visione più grandi di lui: la creazione di un popolo unico e unito, una futura nazione. Alla spinta individualista preferisce il bene comune e per ottenerlo è pronto ad immolare se stesso e i suoi guerrieri che, consapevoli di questa scelta, moriranno. Un popolo può progredire guardando avanti e superando localismi e individualismi. Conscio della storia del suo passato, può proiettarsi verso il futuro riconoscendo nel presente il trait d’union necessario al progresso dell’umanità.
    Sul letto di morte Italo chiama un unico nome, quello del suo ultimo figlio, proprio perché egli rappresenta il futuro, quelli che verranno e ciò che avverrà come conseguenza delle sue scelte.
    Le conoscenze e gli studi letterari dell’autore arricchiscono il racconto, rendono fluidi i tempi dei dialoghi e danno ritmo alla narrazione. Anche la poesia è presente in alcune pagine, quando la pelle d’orso ricorda le sue vicissitudini, l’orizzonte descrive il suo sguardo sul mondo o anche quando la terra narra le sue responsabilità verso gli uomini. Qualche antica canzoncina fatta cantare a “Verità”, pur nella necessaria drammaticità di alcuni eventi, rievoca la simpatica leggerezza di un “musical”. Divertenti e ben dettagliati gli “effetti speciali” propri del genere letterario fantasy.
    Insomma, una piacevole lettura.
    Complimenti a Felice Campora, Autore del libro: Italo. Il re degli Enotri.

    Miriam Amendola

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